Cartiera, l'ennesimo ricatto al nostro territorio
Martedi, 9 settembre 2008
Senza vergogna. Ecco come vanno definiti gli imprenditori che dopo aver acquisito (nel 2005) una fabbrica storica come la cartiera di Voghera e prima ancora di subentrare ufficialmente alla vecchia proprietà licenziano una buona fetta di impiegati e operai; che disattendono le promesse di investimenti per il rilancio della cartiera tenendo sul filo le sorti della fabbrica e dei posti di lavoro; che infine, dopo tre anni, ricattano i loro dipendenti e la città che li ospita, mettendo alla porta, ad agosto, i 36 dipendenti rimasti: unica condizione per l’annullamento dei licenziamenti la costruzione di un inceneritore. Ovunque, quindi crediamo anche a Voghera, questo si chiama ricatto, non ha un altro nome ed è bene chiamarlo proprio così. Ricatto.
Il problema fondamentale in tutta questa questione sta infatti nel metodo, nel ricatto appunto che strumentalizza le persone (lavoratori ma anche cittadini) e i loro diritti per delle finalità che a tutt’oggi non sono completamente trasparenti, in assenza di un vero progetto: perché, ad es., di una lettera protocollata due anni fa in Comune e che già anticipava schematicamente le strategie imprenditoriali oggi al centro dell’attenzione si è tornati a parlare solo ad agosto 2008 dopo l’avvio delle procedure di licenziamento dei dipendenti?
La vicenda, sicuramente non limpida e lineare in tutto il suo iter, assomiglia però ad altre in un aspetto essenziale: la richiesta di costruzione di un impianto di termovalorizzazione dovrebbe non solo risolvere i problemi di competitività della produzione dell’azienda ma consentirne uno sviluppo con ricadute positive sull’occupazione, a prezzo di un “sacrificio” in termini ambientali per un territorio già più volte penalizzato in passato. Tutti ricordiamo analoghi ragionamenti ad esempio per le discariche (Cervesina, Verretto, Casatisma) o, più recentemente, per la centrale elettrica di Torremenapace: “grandi opportunità per avvantaggiare il nostro territorio” perché tutte generatrici di occupazione e in grado di creare un indotto.
Promesse mai mantenute, progetti che erano e sono rimasti fallimentari. Voghera non ha mai beneficiato di queste “grandi occasioni”: i rifiuti li portiamo all’inceneritore di Parona e la nostra tassa rifiuti è uguale, se non superiore, a quelle di altri comuni; l’energia prodotta dalla centrale crediamo che non passi neanche per Voghera, mentre l’unica cosa che è rimasta a Voghera è il buco nelle casse dell’ASM che i vogheresi dovranno ripagare. Eppure ancora una volta si chiede al nostro territorio di ricevere un inceneritore con le stesse mendaci identiche promesse. Senza vergogna.
Dalle ultime dichiarazioni comparse sulla stampa il termovalorizzatore dovrebbe essere alimentato unicamente dagli scarti di produzione della cartiera di Voghera (o delle altre cartiere del gruppo “Pro Gest”): non, propriamente “carta”, ma pulp della cui composizione nulla sappiamo, e quindi neppure dei residui della combustione. Come al solito il diritto d’impresa viene prima della salute dei lavoratori e dei cittadini. In assenza di un progetto, le questioni tecniche non sono però ancora pertinenti.
Basta con questi ricatti: vogliamo imprenditori seri che vengano ad investire nella nostra città per il suo progresso, lavorando con e per Voghera e il suo territorio.
Il Circolo Legambiente di Voghera