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Politica - Mercoledì, 18 Luglio 2012 10:35

VOGHERA - Lettera aperta dell'Arcigay al Partito democratico

Dopo le dichiarazioni della Bindi


VOGHERA Riceviamo dalla sezione pavese dell'Arcigay una lettera aperta diretta al Partito Democratico, dopo le recenti dichiarazioni dell'On. Bindi. Ecco il testo della missiva.

 

 

Le recenti dichiarazioni di Rosi Bindi, Presidente del Partito
Democratico, sul tema dell'accesso al matrimonio civile per le coppie
formate da persone dello stesso sesso offrono un ulteriore tassello di
riflessione su un tema assai più generale, quello del posizionamento
strategico politico del maggiore partito di centro sinistra
all'interno del dibattito sul tema dei diritti e del riconoscimento
della dignità e dell'uguaglianza delle persone lgbt nel nostro paese.


Ad oggi migliaia di persone gay e lesbiche italiane costituiscono già
nuclei familiari (anche con figli), ma viene loro impedito di
regolamentare il proprio rapporto. Il riconoscimento pubblico della
dignità della loro affettività, un'assenza di regime patrimoniale di
coppia concordato, l'eredità, la previdenza sociale e la reversibilità
della pensione, le tutele e garanzie per il partner debole in caso di
separazione, il riconoscimento del rapporto di coniugio per il partner
extracomunitario sposato all'estero, la parità con le altre coppie
nelle graduatorie occupazionali e nei concorsi pubblici, i diritti sul
lavoro come congedi parentali e lavorativi, la costituzione di imprese
familiari, l'assistenza ospedaliera e quella per il partner detenuto;
le decisioni relative alla salute in caso di incapacità, la
successione nel contratto d’affitto e il diritto di permanenza
dell’abitazione comune nel caso di morte del partner contraente, gli
sconti famiglia e così via, sono solo alcuni aspetti che vengono
orrendamente negati alle persone omosessuali che vivono già la propria
dimensione di famiglia. Una dimensione, però, che si ferma sul piano
privato, intimo, privata di dignità pubblica e delle tutele
riconosciute dal nostro ordinamento giuridico.

Un documento, come quello votato dall'Assemblea nazionale del PD e
sostenuto dal suo Presidente, offende la dignità delle persone lgbt e
quella di tutti quanti.

Un diritto, come quello al matrimonio civile, è un diritto di civiltà
collettivo, che risiede in una prospettiva più generale: cosa vogliamo
rappresentare? Chi vuole rappresentare il Partito Democratico? Che
tipo di società vuole costruire il maggiore partito del centro
sinistra? A partire da quali fondamenta?

Un documento che balbetta e che si affida all'anacronistica visione
del riconoscimento di “diritti individuali”, ignorando il
riconoscimento del diritto di sposarsi e di formare una famiglia,
tutelata dalla leggi vigenti, per le persone dello stesso sesso, è
destinato a segnare una frattura spaventosa nel processo di
costruzione di un percorso democratico, progressista e avanzato sul
piano dei diritti.

Il movimento lgbt italiano, dopo quarant'anni di storia, non è più
disposto a scendere a compromessi, a mediare al ribasso, a contrattare
documenti o posizioni arcaiche palesemente discriminatorie e non è più
disposto a sostenere partiti che pongono la questione dei diritti
subordinata ad altre tematiche sociali. Una società fondata sui
privilegi e sulla discriminazione è destinata a soccombere e a
sgretolarsi, proprio perché a partire dal riconoscimento della parità
e dell'uguaglianza di fronte al diritto è possibile raggiungere
obiettivi e costruire consenso. Il Partito Democratico non è solo Rosi
Bindi, non è solo Fioroni, il Partito Democratico possiede anche una
larga base critica, territoriale, la quale conduce, lontano dai
riflettori, battaglie di contrasto al fenomeno dell'omofobia e che
ragiona sui diritti, assieme al movimento lgbt.

Occorre una forte presa di posizione, occorre un segnale deciso.

La base dirigente locale è chiamata ad un posizionamento senza indugi,
senza ambiguità. Anche di opposizione ad una visione lontana anni luce
dai processi democratici che altri paesi e partiti europei stanno
mettendo in atto, in tema di diritti.

Dal basso occorre ricostruire nuove metodologie, nuovi approcci e
determinare un nuovo posizionamento della classe dirigente nazionale,
anche utilizzando quelle forme assembleari, che un tempo
rappresentavano il cuore pulsante della politica.

Questo è un appello che il Comitato provinciale pavese di Arcigay fa
alla classe dirigente politica del Pd di Pavia. Arcigay chiede
chiarezza, come associazione che interloquisce con la politica e con i
partiti, in qualità di associazione che proprio qui a Pavia e nella
sua provincia raccoglie migliaia e migliaia di iscritti, i quali
rappresentano una città in cui i numero di tesserati Arcigay è pari
quasi a 1500 soci residenti!

Urge una riflessione seria, urge un dibattito locale e provinciale di
confronto e di costruzione di prospettive autentiche. Il Comitato
provinciale Arcigay di Pavia invita il Partito Democratico di Pavia a
discutere in un'assemblea pubblica la sua posizione, sollecitando una
presa di distanza dal documento proposto e votato in sede nazionale e
invita i dirigenti locali a definire una propria visione, chiara e
ferma, sul tema del matrimonio civile tra persone dello stesso sesso.

Giuseppe Eduardo Polizzi
Arcigay Pavia

 


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