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Politica - Giovedì, 17 Marzo 2011 14:10

VOGHERA - Noi, promotori del consiglio sull'unità

L'intervento di Enzo Garofoli (PD)


VOGHERA Il consigliere e segretario cittadino del partito Democratico Enzo Garofoli ci ha inviato l'intervento che ha fatto durante il consiglio comunale sull'Unità d'Italia, Lo pubblichiamo volentieri.

 

L'INTERVENTO DI ENZO GAROFOLI (Pd)

 

Eccoci promotori di questa consiglio commemorativo dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ci siamo visti costretti a prendere noi l’iniziativa, perché mai lo avrebbe fatto la maggioranza.

Appare paradossale che persone provenienti da partiti che per decenni si sono vantati di farsi portavoce di ideali risorgimentali abbiano lasciato ai partiti dell’opposizione di sinistra il privilegio di convocare questa assemblea. Paradossale, ma coerente con le loro scelte attuali.
Evidentemente l’attuale accordo d’affari con la Lega è piatto molto più appetitoso.  La Lega nasce per insultare il tricolore. Chi si allea con i leghisti e poi propugna ideali risorgimentali pecca di disonestà intellettuale.

Per noi, che non esitiamo a collocarci alla vostra sinistra,  il concetto di patria ha un valore ben chiaro e conseguentemente questa  ricorrenza ha un valore altamente simbolico e rappresentativo.

E’ un momento celebrativo ed è facile cadere nella retorica; è doveroso tuttavia richiamare alla nostra attenzione come l’unità del nostro Paese non sia affatto una invenzione artificiosa e coatta per opera delle classi dominanti.
Ancora, dobbiamo con forza e decisione rigettare le idee politiche che pretendono di rimuovere secoli di storia.

Evitando di fare un “escursus” storico, che sarebbe fuori luogo e per il quale non sono certamente qualificato come il prof. De Paoli, mi preme sottolineare un fatto determinante per la nostra storia e che fu voluto da Cavour con queste parole: La dinastia dei Savoia …… deve farsi avanti …..e per stabilire il suo prestigio nell’Italia meridionale, per legare il sud al nord, deve aprirsi una via attraverso gli stati del papa …. spingersi fino a Napoli e attaccare le truppe dei Borboni. Questo programma fu attuato e così Garibaldi e Vittorio Emanuele II fecero il loro ingresso trionfale a Napoli.
E così, quella che Metternich aveva sprezzantemente definito “espressione geografica”, divenne nazione. Ma ciò ebbe un prezzo: mille furono le esecuzioni capitali di patrioti nel corso degli avvenimenti legati alla prima guerra d’indipendenza ed alla repubblica romana,  migliaia di giovani italiani caddero  di volta in volta sotto il piombo austriaco o francese, male armati di fronte agli eserciti più potenti del mondo. Il sangue di Curtatone e Montanara, quello dei garibaldini massacrati a Mentana dai francesi urla!

Urla a chi non voleva questo Consiglio che  lo spirito oggi e’ quello di festeggiare l’Unità d’Italia, non di fare il processo all’unità.
In tutta la Nazione c’e’ un fiorire di iniziative spontanee che nascono dai territori, volte a festeggiare questo evento che cade in un periodo storico caratterizzato da spinte tese a dividere, a separare, a modificare l’assetto unitario del Paese.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, garante dell’Unità nazionale e suprema magistratura della Repubblica, in un alto intervento ha sottolineato che “l’Unità d’Italia non e’ in discussione. Si festeggia punto e basta. Celebrarne l’anniversario e’ un dovere”.

Cari colleghi, il Presidente ha altresì sottolineato che “Le celebrazioni non sono tempo perso o denaro sprecato , ma fanno tutt’uno con l’impegno a lavorare per la soluzione dei nostri problemi”.
A Voghera sembra non sia così. Abbiamo assistito, nelle scorse settimane, ad anacronistiche prese di posizione tese a minimizzare o addirittura a non riconoscere il significato di questa giornata. Qualcuno ha sostenuto che questo Consiglio Comunale sia denaro sprecato.

Noi riteniamo che tali parole siano vergognose.

Altri sprechi vengono alla mente, a livello locale, quando assistiamo a scelte dissennate e clientelistiche che moltiplicano posizioni dirigenziali nelle Società controllate dal Comune.
Altri sprechi vengono alla mente, sempre a livello comunale, quando passiamo davanti a un Palasport costato 6 milioni di €, sempre desolatamente vuoto e con bollette insolute nei confronti di ASM che nessuno paga. Già, nessuno, o forse tutti i cittadini di Voghera.
Altri sprechi ancora, quelli di un Assessore provinciale che spende 20.000 € di denaro pubblico per un libro pubblicato in campagna elettorale su cui campeggia, in copertina, la sua foto.

Che sfortuna, da parte degli esponenti della Lega vogherese, aver sostenuto l’esosità di questo Consiglio Comunale proprio negli stessi minuti in cui il ministro Maroni comunicava che “no, l’election day non si può fare, meglio spendere 300 milioni di € in più e votare in giornate diverse”.

Peccato, questa giornata poteva essere una occasione di grande Unità se solo questa Amministrazione avesse avuto l’attenzione della giunta Cattaneo di Pavia o persino l’atteggiamento della giunta leghista di Vigevano.
Non è stato così.

Non c’è il risalto dovuto al tricolore, non abbiamo sentito l’Inno di Mameli.
Noi non dimentichiamo che questo inno fu scritto da un giovanissimo poeta; forse abbiamo anche dimenticato o non capito appieno il significato delle sue strofe, ma il suo incedere è entrato ormai nel nostro substrato di appartenenza civile del quale non possiamo più fare a meno.
Io mi emoziono quando nelle cerimonie si intona l’Inno di Mameli; perché era il canto di un rivoluzionario nel 1848 che reagiva alla orribile realtà degli stati conservatori e alle azioni dei suoi boia che fecero migliaia di vittime, al sud come al nord.

Noi dovremmo dimenticare tutto questo?
Dovremmo abbracciare la logica becera secondo la quale la causa dei nostri guai sta tutta in Garibaldi?
Dovremmo essere disposti a svendere la nostra Costituzione, accettando riforme costituzionali che mettano in discussione la forma dello Stato e il ruolo della Scuola Pubblica?
Dovremmo sorridere di fronte a disegni di legge, come quello del leghista senatore Pittoni, che vuole istituire graduatorie regionali per l’insegnamento, in modo da escludere nelle varie regioni insegnanti che provengano da altre parti del Paese oppure accettare la proposta di sostituire il dialetto alla lingua italiana in alcune regioni?
Uno scrittore come Pier Paolo Pasolini in tempi non sospetti scriveva che «il dialetto vive dentro una lingua nazionale forte».

Abbiamo addosso i colori dell’Italia. Di un’Italia unita, di un popolo, di cui noi facciamo parte, che, 150 anni fa, in nome di valori condivisi, ha trovato la forza di far prevalere le ragioni dell’unità e di una comune identità nazionale a quelle della divisione.

Noi guardiamo con molta tristezza e apprensione il comportamento della classe politica al governo sia locale che nazionale; quella nazionale tristemente abbarbicata attorno al premier/miliardario/monarca.

L’Amministrazione di Voghera, invece, che dopo le gaffe della Giornata della Memoria, non ha voluto commemorare l’Unità d’Italia il 17 marzo con un Consiglio aperto (che peraltro sembrava avere l’accordo del Presidente del Consiglio), convocando (obbligata) questa Assemblea in un anonimo lunedì pomeriggio, per non dispiacere alla Lega, a cui tutti i prezzi si pagano per chiedere l’elemosina di un’alleanza per le Provinciali.

A Voghera, poi, noi abbiamo un’altra grande ferita, una ferita aperta, che brucia ancora più all’avvicinarsi del 17 marzo  e poi del 25 aprile.
La targa sul lato del Castello, sulla quale la maggioranza non ha accettato nessun tentativo di mediazione, stretta fra la frangia della destra revisionista che pretende di cambiare la storia della Resistenza e la componente leghista che vuol far cadere nell’oblio la gloriosa storia risorgimentale.

Il Governo Locale dimostra di non avere un’anima o peggio di non aver idea del suo ruolo di rappresentanza e di testimonianza.

Nel 1911 il Governo Locale istituì Corso XXVII Marzo a ricordo della proclamazione in Parlamento dell’Unità d’Italia; sappiamo già che mai questa Giunta si farà promotrice di iniziative per inserire nella toponomastica cittadina la data del 17 Marzo.

Ed è anche per questo che oggi, qui,  insieme all’Unità d’Italia è necessario testimoniare che la nostra Carta rimane la garanzia dei nostri diritti e delle nostre libertà fondamentali, a cui non possiamo assolutamente rinunciare.
Per questo crediamo sia nostro dovere promuovere, nella giornata del 17, un momento celebrativo dell’Unità d’Italia e di ulteriore difesa  della Costituzione a cui inviteremo la Cittadinanza a partecipare.
Possibilmente con un tricolore.
Sarà un modo per ricordare da dove arriva il nostro presente, insomma, da dove veniamo.
Solo così potremo davvero capire il presente e progettare il nostro futuro.

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