MILANO - Anche in Regione Lombardia arriva la mozione per dire NO a carne e cibo sintetici: il documento è stato presentato martedì scorso in Consiglio Regionale dal consigliere Claudio Mangiarotti, avente per oggetto le “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici”.
UNA MOZIONE CHE TUTELA ANCHE LA SALUTE
La mozione si basa sul medesimo principio adottato dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare ossia quello di precauzione, sancito dalle norme europee. Si tratta infatti di tecnologie innovative che utilizzano un processo di trasformazione molto invasivo, da qui la linea comune che consiste nella difesa della salute, ma anche del lavoro, dell’impresa e dell’ambiente. Se per assurdo producessimo cibi in laboratorio, con l’utilizzo di bioreattori, sparirebbe la nostra biodiversità con la conseguente desertificazione del nostro modello di sviluppo.
Nella mozione di Fratelli d’Italia si parla espressamente di tutela “della salute pubblica attraverso l'attivazione di misure e divieti finalizzati a diffondere piena consapevolezza sui rischi derivanti da un’eventuale immissione di commercio di carne sintetica”. L’esigenza, inoltre, è quella di tutelare “i cittadini consumatori lombardi da scelte di consumo ai fini della transizione alla neutralità climatica, la cultura e l'identità collettiva in ragione della perdita di competenze e conoscenze riguardanti i sistemi tradizionali di produzione zootecnica e di accesso all'esperienza qualitativa e valoriale dei prodotti trasformati”.
Claudio Mangiarotti, consigliere Regionale:
«Dove e come nasce questa carne coltivata? Non nasce certo in una stalla, nasce in un laboratorio. Il processo che porta alla “nascita” del cibo sintetico prevede l’uso all’interno di bioreattori di una o più sostanze in grado di fornire alle cellule segnali per sostenerne la replicazione e la differenziazione. Si sta cercando di immettere sul mercato cibo sintetico in nome della sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare, benessere animale e disponibilità di cibo a prezzi accessibili. In realtà si tratterà solo ed esclusivamente di un business per pochi. Un altro aspetto dimenticato dai sostenitori del cibo sintetico riguarda gli impatti negativi sul territorio e sull’occupazione che possono conseguire all’avvio di iniziative economiche connesse ai cibi creati in laboratorio, la cui produzione risponde ad un modello di sviluppo finanziato da multinazionali del settore hi-tech che rischia di determinare la perdita di migliaia di posti di lavoro nell’intera filiera agricola. Un modello produttivo del genere, infatti, avrebbe pesantissimi impatti omologanti distanti dalle specificità territoriali locali».
«Da parte nostra diciamo NO al cibo sintetico per diverse ragioni: in primis perché siamo la prima regione agricola per fatturato agricolo in Italia e puntiamo sull’eccellenza produttiva, non sulle carni provenienti da un laboratorio. Secondariamente perché condividiamo la posizione coraggiosa assunta dal ministro Francesco Lollobrigida, volta a tutelare la Nazione col più grande patrimonio di biodiversità al mondo. Italia e Lombardia vogliono imporsi come centri diffusori di cibo ed agricoltura di altissimo livello, non frutto di chimica o sintesi».