VOGHERA - Una situazione lavorativa tutt'altro che facile, quella dei poliziotti penitenziari, esacerbata anche dagli episodi che accadono in carcere, come l'ultimo suicidio. Sulla questione interviene Gian Luigi Madonia, segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria.
Segretario, cosa ci dice degli ultimi eventi accaduti a Voghera come il suicidio di luglio?
Non sono solito strumentalizzare sulle disgrazie o fare sciacallaggio su eventi critici di questo tipo. Ritengo siano “rischi del mestiere” del difficile lavoro del Poliziotto Penitenziario. Il rammarico è vedere una vita spegnersi e la constatazione che, francamente fa anche rabbia, di vedere tutti i riflettori solo quando accadono certi eventi. In un contesto mediatico in cui, per tutte quelle volte che il personale salva la vita ai detenuti o evita che gli stessi si facciano del male, nessuno ne parla. Gli agenti sono “angeli nel silenzio” mi verrebbe da dire. Ecco perché vorrei parlare di altro.
Secondo lei, Madonia, sono individuabili delle responsabilità?
Ripeto non mi esprimo sul fatto specifico, anche perché bisogna rispettare il lavoro che stanno svolgendo le Autorità. Quello che mi sento di dire è che a Voghera, sono anni che contestiamo una situazione lavorativa difficile, divenuta ormai invivibile. Certo è che episodi come il suicidio di quest’estate non aiutano, soprattutto chi di chi è coinvolto ma anche del personale tutto.
Perché parla di situazione difficile?
Ecco forse in questo caso entriamo in argomenti nei quali sento il sindacato maggiormente interessato. Sono davvero anni che denunciamo le gravi condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria. Il personale non ha più certezze, è frustrato e disorientato. L’Amministrazione continua a chiedere sacrifici senza dare nulla in cambio e, paradossalmente, ciò che è un diritto sta quasi diventano una concessione. I piani ferie non seguono le logiche concordate; i turni sono prolungati oltremodo; i servizi di missione espletati dal personale di scorta sono pagati oltre i limiti temporali previsti; il carico di lavoro ha raggiunto livelli insopportabili, tali da preoccupare sulla tenuta psicofisica del personale; abbiamo denunciato anche il problema dell’alto tasso di pre-pensionamento per motivi di salute. Un fenomeno in crescita che dovrebbe far riflettere, ma fino ad oggi, ha fatto riflettere solo la UIL. Non parliamo del rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (D.lgs. 81-08), perché è un tasto dolente e “segretato” dall’Amministrazione (la UIL ha chiesto i rilievi dell’Ufficio tecnico, mai forniti). Intanto, nelle stagioni estive gli agenti lavorano in veri e propri forni, soprattutto nelle sezioni detentive collocate all’ultimo piano. Altro che rispetto del microclima !! Questi sono solo alcuni dei problemi del Reparto. Puntualmente rappresentati a tutti i livelli del DAP che, almeno fino ad oggi, non ha ritenuto neanche di effettuare accertamenti, con un chiaro messaggio di assenza e/o di immobilismo.
Sembra di capire che la UIL attribuisce responsabilità ai vertici dell’Istituto. O non è così?
Io sostengo quello che i fatti dimostrano, non aggiungo ne tolgo alla cruda realtà dei fatti. Ci sono diversi livelli di responsabilità: quelli di un’Amministrazione centrale distante che non si accorge (si fa per dire) della grave carenza d’organico dell’istituto, che sconta ancora l’apertura del nuovo padiglione “calata dall’alto”, senza adeguate risorse umane; così come quelle locali di una Dirigenza che ha dimostrato con i fatti di aver molte, troppe difficoltà, a gestire l’istituto. Anziché dimostrare vicinanza al personale abbiamo documentato l’aumento dei procedimenti disciplinari; così come abbiamo contestato le modalità con cui si attribuiscono i giudizi di fine anno (elementi utili per la carriera); da un lato è stata chiesta la necessaria elasticità nella gestione del reclusi, dall’altro, quando è successo qualcosa, si è stati subito pronti all’azione disciplinare. Sono questi i paradossi: in un contesto pieno di difficoltà oggettive legato alle carenze quello che ci si aspettava era, per l’appunto la vicinanza dei vertici. Quegli stessi vertici spesso assenti nelle varie dinamiche interne soprattutto quando si organizzano iniziative trattamentali.
Dal punto di vista sindacale, cosa ritiene sia migliorabile?
Migliorabile è qualcosa di esistente. Rispondo nettamente: a Voghera non esiste nulla! Non si fanno accordi sindacali da anni e, anche quando li abbiamo espressamente chiesti, il Direttore non ha convocato o non è stato capace di chiudere in tempi brevi. Abbiamo chiesto un accordo sindacale sui piani ferie, proprio in ragione delle difficoltà, e la risposta è stata quella di disporre unilateralmente senza alcun coinvolgimento delle parti sindacali. Aspettiamo da tre anni e mezzo la stipula di un accordo decentrato, ma i tempi del Direttore sono troppo diversi dai nostri; abbiamo denunciato situazioni di parzialità manifeste in materia di mobilità del personale, ma nessuno si è degnato di rettificare. Anche lo stesso Provveditorato Regionale, nonostante l’impegno profuso, ha raccolto ben poco sulle vertenze sollevate. Ad onor del vero, proprio recentemente la UIL ha potuto ottenere la soddisfazione di vincere un ricorso avanti la Commissione di Garanzia regionale, proprio in materia di ferie e decisioni unilaterali. Ma ancora nulla su effetti concreti.
Insomma la situazione sembra esasperata, Madonia?
Esasperata è un eufemismo. Fino a quando non arriveranno almeno 20 nuovi agenti e non si copriranno le carenze degli Ispettori e Sovrintendenti, la situazione sarà sempre triste e pericolosa.
Come si sente in servizio il personale?
Come noto, da tempo ormai personalmente non espleto servizio all’interno, perché l’attività sindacale occupa tutto il tempo di cui dispongo. Però sono abituato, proprio per non perdere il contatto con la realtà, a girare gli istituti e a convocare frequenti assemblee con il personale. Quello che posso dire è che non ho mai visto i miei colleghi così stanchi e preoccupati come in questo periodo.
Cosa ci dice sul nuovo padiglione?
Vi dico solo che proprio a seguito di sopralluoghi, ne abbiamo denunciato la fatiscenza e l’inadeguatezza strutturale. E’ stato aperto senza adeguato incremento di personale, perché improntato sull’automatismo e controllo remoto e oggi, a 4 anni dall’apertura, non funziona più nulla e spesso il personale è costretto all’andirivieni da una sezione all’altra. Uno scandalo per il quale la UIL aveva anche interessato la Procura, per le valutazioni sull’appalto e sulla qualità dei lavori.
Con quale auspicio vuole chiudere queste sue considerazioni Segretario?
L’auspicio è quello di rivedere una condizione lavorativa serena, un sistema in cui il personale si senta parte di una squadra e senta i vertici (romani e locali) vicini, non solo quando devono notificare qualche brutta notizia; un’organizzazione in cui le gerarchie funzionino realmente e l’equilibrio tra diritto e dovere sia al pari delle altre realtà. Dove la qualità di un turno di servizio e le ferie non devono essere concetti astratti o miraggi, ma siano direttamente proporzionali all’impegno e al senso del dovere tutti i giorni profusi. Noi continueremo il nostro percorso per “raddrizzare” tutto ciò che è storto, ma per questo servirà buon senso e chiaramente un atteggiamento di apertura dei vertici dell’Istituto e dell’intera Amministrazione. Nel contempo, la UIL si impegna ad interessare il DAP affinché possano essere assegnati nuovi agenti.
E se tutto ciò non si realizzerà, come pensa di rispondere alle richieste dei vostri iscritti?
Intanto preciso che non siamo abituati a rispondere al solo interesse degli iscritti, bensì agli interessi di tutto il personale. E’ chiaro che se continueremo ad avere difficoltà locali e l’Amministrazione non farà nulla, utilizzeremo ogni strumento che la norma ci riconosce.
Ovvero, cerchi di essere più specifico?
Stavamo già organizzando una manifestazione di protesta su quello che è successo in occasione dei piani ferie (pasquali ed estive), ma dopo il buon risultato ottenuto in sede di ricorso regionale, abbiamo responsabilmente sospeso l’iniziativa. Quindi quello potrebbe il primo strumento da utilizzare. D’altronde cosa puoi fare di fronte a chi fa finta di non sentire?? Alzando la voce, forse qualcuno si alza dalla poltrona ad ascoltare. Il riferimento è chiaramente a tutti i livelli dell’Amministrazione che non possono dire di non conoscere la grave situazione di Voghera, perché hanno letto ciò che abbiamo scritto in questi anni. Scegliendo tuttavia di fare da spettatori.