VOGHERA - Un convegno promosso dal Consigliere comunale Federico Taverna (Forza Italia) per ricordare i martiri delle foibe Lunedi 9 febbraio alle 21.00 presso il salone del Millenario in Piazza Duomo 70 a Voghera.
UNA TRAGEDIA CHE POCHI CONOSCONO - "Cosa successe agli italiani che abitarono i territori di Istria, Dalmazia e della città di Fiume tra il 1943 e il 1954 (data del passaggio di Trieste sotto l'amministrazione italiana)? perchè per decenni non si è potuto o voluto raccontare quello che accadde in quelle zone con secoli di storia italiana?" . In occasione del giorno del Ricordo (10 Febbraio) ho voluto organizzare questo momento di approfondimento storico-politico su una vicenda nazionale censurate e omessa dalla storia ufficiale, negli ultimi anni l'attenzione verso il dramma delle foibe e dell'esodo degli italiani della Venezia Giulia è aumentata, ma resta ancora molto lavoro da fare". la relazione sarà tenuta dallo storico vogherese Gustavo Ferrara:
In seguito alla caduta del regime fascista nel 1943 e il quasi immediato tracollo politico-militare dell'Italia, la penisola viene divisa in due zone d'occupazione, tedesca e americana, e diventa un enorme campo di battaglia. Nell'estremità nord-orientale di quello che era lo stato italiano, nelle ex province di Trieste, Gorizia, Pola, Fiume e Zara, ora occupate dai tedeschi e annesse de facto al Reich o sotto controllo croato, si consuma il dramma delle popolazioni italiane in particolare e degli avversari dei partigiani titini in generale.
La violenza e il conflitto interetnico tra italiani e slavi avevano lunghe e solide radici nei tempi degli irredentismi, che la prima guerra mondiale e le opposte insoddisfazioni avevano acuito, toccando picchi di violenza durante il secondo conflitto mondiale. I partigiani comunisti, sotto la guida di Tito, lanciarono una battaglia per costruire una nuova Jugoslavia, comunista e nazionalista. Sconfitti i tedeschi e occupati i territori giuliani, compresa Trieste, repressero con ogni mezzo chiunque osteggiasse il progetto di annettere l'Istria, Fiume, Zara e Trieste alla Jugoslavia. Ne conseguì un immane massacro (almeno 10.000 italiani più gli slavi anticomunisti) e l'esodo di tutti coloro che non si riconoscevano nel nuovo regime (tra i 200 e i 300 mila italiani, più gli esuli politici slavi).