GLI ESPERTI DI VOGHERA SEI TU - Perche' un dente devitalizzato diventa scuro

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VOGHERA - Voghera Sei Tu dà la parola ai suoi esperti. Per l'"Angolo del Sorriso", una rubrica mensile dedicata al benessere e alla salute della bocca, il Dott. Alessandro Veronese, dentista laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Odontostomatologia, ci parlerà della devitalizzazione del dente.

La classica domanda che il paziente rivolge al dentista quando è seduto in poltrona nel momento in cui è necessaria una devitalizzazione è la seguente: “dottore, il dente diventerà scuro dopo la devitalizzazione?”.

In passato questa problematica si presentava più frequentemente poiché le tecniche di devitalizzazione erano piuttosto sommarie e i materiali utilizzati favorivano la mummificazione del nervo all’interno della camera pulpare e dei canali con facile aumento del valore cromatico del dente.

A volte quest’ultimo nel corso degli anni diventava addirittura nero.

Oggi, le migliorie conquistate nella endodonzia, permettono, con le giuste competenze, la completa asportazione del tessuto nervoso scongiurando il problema della ipercromia. I materiali utilizzati nella devitalizzazione e nella ricostruzione del dente rispettano pienamente i canoni di estetica.

Un tempo per la ricostruzione del dente venivano usati perni in metallo e otturazioni in amalgama che sicuramente non rispondevano alle esigenze estetiche del paziente. Oggi con le fibre di vetro e con i compositi, il risultato estetico viene raggiunto più facilmente.

Tuttavia, il dente devitalizzato, seppure in maniera perfetta, viene privato della sua innervazione, ma anche della sua vascolarizzazione, per cui l’elemento dentale assume un aspetto gessoso, opaco, che si differenzia, soprattutto con il passare del tempo, con i denti vicini vitali.

A volte mi capita di diagnosticare la perdita di vitalità del dente grazie ad una variazione di colore dello stesso e non per una devitalizzazione eseguita in passato, ma per la morte naturale del nervo (per trauma o carie profonda).

In questo caso la necrosi del nervo richiede l’asportazione dello stesso prima che compaia un granuloma o una gangrena capace di provocare una sintomatologia altamente dolorosa per cui il paziente non riesce a sfiorare il dente neppure con la lingua. Quindi la discromia del dente si può verificare sia per la devitalizzazione (discromia iatrogena) sia per la morte naturale del dente.

Per la terapia, avente lo scopo di schiarire il dente, oltre a rimuovere i detriti di tessuto nervoso presente nella camera pulpare o i coni di guttaperca che sono usati per la devitalizzazione, è possibile utilizzare una miscela di perborato di sodio da applicare all’interno e da lasciare per alcuni giorni con la possibilità di ripetere la procedura più volte. In molti casi però il risultato estetico si ottiene ricorrendo ad una capsula in ceramica che copre completamente il tessuto dentale discromico.

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DOTT. ALESSANDRO VERONESE
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Tel. 0383367329
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