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Cultura - Martedì, 01 Giugno 2021 12:34

INTERVISTA - Il nuovo album e il suo amore per l'Oltrepo: intervista esclusiva con Flavio Oreglio

FLAVIO OREGLIOVOGHERA - L'ultimo album degli Staffora Bluzer appena uscito e il suo rapporto con l'Oltrepo e in particolare con la Valle Staffora (è stato nominato anche cittadino onorario di Brallo di Pregola). Flavio Oreglio, artista, musicista e scrittore, si racconta in questa intervista a Voghera Sei Tu.

 

Quando e come nascono gli Staffora Bluzer?

Gli Staffora Bluzer sono nati nell’autunno del 2017. Tutto ha avuto inizio in occasione del secondo Genetliaco del Circolo dei Poeti Catartici a Pregola (Passo del Brallo) nell’agosto dello stesso anno. In quella circostanza ho incontrato ilflavio oreglio gruppo home duo formato da Stefano Faravelli e Matteo Burrone (due dei più raffinati cultori della musica delle 4 province) che, aderendo al progetto “Open Art Oltrepò” avevano partecipato alla festa. Oltre a proporre brani del loro tradizionale repertorio popolare, mi proposero di suonare qualcosa insieme. Concordammo alcune canzoni della tradizione di Milano che sia io che loro conoscevamo. Lì nacque una magia che piacque molto al pubblico e che ci spinse a iniziare una collaborazione stabile. Quello stesso giorno Stefano e Matteo mi presentarono Daniele Bicego che entrò a far parte del nucleo originario del gruppo. Decidemmo di dare un nome al collettivo e dopo diversi giorni di discussione optammo per “Staffora Bluzer”, un nome che ha una chiara connotazione di provenienza territoriale (Staffora) cui si unisce un termine che non è straniero ma un gioco di parole che è anche il titolo di una canzone contenuta nel primo album: Bluzer. La parola “Bluzer” nasce dall’unione di Blues + Valzer, è il “valzer in blues” simbolo di quella sperimentazione che fin dall’inizio ha caratterizzato la nostra attività.

 

Come riuscite a coniugare la tradizione storica popolare con i diversi stili di musica e riproporre il tutto in chiave moderna?

“Riuscire” è una parola grossa… solo il tempo dirà se ci saremo riusciti. La sperimentazione è appena cominciata ed è tuttora in corso. Non a caso quando parlo del progetto “Anima Popolare” parlo di work in progress… L’approccio che abbiamo adottato non è nuovo. Ha caratterizzato un’epoca straordinaria come quella della musica prog dei primi anni ’70. Passami il paragone un po’ azzardato ma tenendo conto delle dovute proporzioni, il concetto è lo stesso: pensa a quello che hanno fatto i Jethro Tull con il blues o Emerson Lake & Palmer con la musica classica… l’idea è proprio quella, la contaminazione di suoni e generi.

Milano OltrePop, dal punto di vista geografico, è un chiaro riferimento alla Valle Staffora, patria estiva di molte generazioni milanesi: come nasce il tuo rapporto con il nostro territorio?

Fin da quando ero bambino ho sempre passato le mie vacanze nell’Oltrepò e sono molto legato affettivamente a questo territorio. Io frequento l’Alta Valle Staffora da più di mezzo secolo, prima come villeggiante che veniva a passare le vacanze in una casa in affitto nel periodo estivo e poi come residente, dopo che la mia famiglia ha costruito una casa a Bralello negli anni ’70. Recentemente ho avuto il piacere di diventare “cittadino onorario” del comune di Brallo. Qui ho mosso i miei primi passi artistici nei primi anni ’80, qui ho vissuto esperienze bellissime personali, artistiche e sportive, qui ho coltivato affetti e amicizie che sono state – e sono ancora – importanti per la mia vita.

Se Anima Popolare è un work in progress, quali saranno i prossimi step di questo progetto musicale?

Ci sono già tante nuove idee nel cassetto. Sono ipotesi che andranno valutate e ponderate nei prossimi tempi. Sicuramente ci sarà un terzo disco di brani completamente inediti, ma ho in mente anche altre soluzioni di cui per scaramanzia e precauzione preferisco non parlare.

 

Come riuscite, ispirandovi alla musica del passato, a guardare al futuro?

Non è difficile se si parte dal concetto che la musica non ha tempo. Passato e futuro sono nella nostra testa. La musica è eterna. Entra nel dimenticatoio solo per questioni di marketing, ma basta cambiare atteggiamento e si fanno scoperte straordinarie. L’omologazione dei suoni, dei ritmi e dei temi trattati nei testi è una questione di mercato, la musica possiede una tale quantità di suoni che va ben oltre la selezione delle frequenze e dei timbri che vanno per la maggiore. Noi proponiamo i nostri colori, il resto lo conoscete già.

 

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