HA CONQUISTATO IL CUORE DI TANTI - La decisione del Conclave, in tempi relativamente brevi, di eleggere il cardinale Bergoglio (che poteva sembrare una scelta di comodo fra la lotta tra i cardinali Scola e Sherer), ha destato molto stupore, ma Papa Francesco ha subito conquistato il cuore se non di tutti, almeno di tanti, tantissimi fedeli. Primo Pontefice Gesuita della storia e scelto, come lui stesso ha detto “Quasi alla fine del mondo”, ha spiazzato tutti anche nel momento di scegliere il nome. E’ il primo Papa a chiamarsi Francesco, in chiaro riferimento a Francesco D’Assisi, il Santo che da secoli rappresenta l’emblema del rinnovamento della Chiesa attraverso un’adesione totale al Vangelo e ad una scelta di povertà, tipica dei Gesuiti. E il fondamentale compito che dovrà svolgere Papa Francesco è proprio quello di rinnovare profondamente una chiesa che, da diversi decenni, sta attraversando una forte periodo di crisi spirituale e di disaffezione da parte dei fedeli.
LE GRANDI SFIDE DELLA CHIESA E LA SCONFITTA DELL’EUROPA - Pedofilia, scandali, ancoramento atavico al conservatorismo e scontro trasversale tra poteri forti hanno inibito la crescita e la modernizzazione della religione cristiana, creando un forte disorientamento tra i fedeli di tutto il mondo (soprattutto in America Latina). Stanchezza a parte, forse saranno stati questi i motivi che hanno indotto Papa Benedetto XVI a prendere una decisione rivoluzionaria e rassegnare le dimissioni. Il cammino di Papa Francesco sarà lungo e minato di ostacoli. Ma il nuovo Pontefice è partito col piede giusto. Alcuni piccoli gesti che, pur non cambiando nulla, hanno dato l’impressione di un forte potenziale mutamento necessario alla rinascita della Chiesa e probabilmente più consono al transitorio periodo di crisi che una parte del mondo, Italia compresa, sta attualmente attraversando.
Il Papa dei poveri ci da conforto perché infonde in tutti noi la speranza di un rinnovamento radicale della Chiesa Romana, troppo chiusa nei suoi palazzi dorati per capire che, fuori dalle mura vaticane, qualcosa di grave sta succedendo. Il Cardinal Bergoglio conosce molto bene questi scenari perché fino all’altro ieri viveva in un’Argentina che, dopo oltre dieci anni, sta ancora raccogliendo le macerie della crisi. In Europa macerie ancora non ce ne sono, ma le crepe si vedono, sono preoccupanti e minano il futuro di interi popoli.
L’Europa ha perso il benessere, ha perso la sfida dell’Euro, ha perso l’identità continentale (a patto che ne abbia mai avuta una), ha perso la propria fisionomia politica ed oggi, con l’elezione del sudamericano Papa Francesco, ha perso anche il secolare primato della tradizione cristiana. Ma ha trovato una speranza: che Papa Francesco, arrivato “Quasi dalla fine del mondo”, dia inizio ad una nuova era.
Andrea PESTONI