Sarà un 2011 di grandi sacrifici
VOGHERA La strada che dal 2010 ci ha portato al nuovo anno è stata in salita. Prima la decisione del presidente brasiliano Lula di non concedere l’estradizione all’assassino (chiamiamolo col suo nome…) Cesare Battisti. Poi la morte dell’alpino Matteo Miotto, 24 anni, in Afghanistan.
FRANCAMENTE il 2010 non poteva chiudersi in un modo peggiore. La decisione di Lula, presa fra l’altro nell’ultimo giorno del suo mandato presidenziale, appare inspiegabile anche al nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma soprattutto è un offesa ai familiari delle vittime, prima fra tutti la famiglia del gioielliere Torreggiani. La giustizia italiana, per ben due volte, condanna in via definitiva (cioè al terzo grado di giudizio) all’ergastolo l’ex appartenente ai Proletari armati per il Comunismo. Il 18 marzo 2007 Battisti, che afferma di essere innocente, viene arrestato a Copacabana, in Brasile e nel 2009 si dice pronto ad incontrare i parenti delle vittime degli omicidi per i quali è stato condannato. Il 18 novembre 2009 la più alta istituzione giurisdizionale del Brasile, il Supremo Tribunal Federal, considera illegittimo lo status di rifugiato politico concesso dal governo brasiliano. La pronuncia, 5 voti favorevoli e 4 contrari, è favorevole all'estradizione di Battisti in Italia, ma lascia al presidente Lula la parola definitiva sulla sua effettiva esecuzione. E il presidente sindacalista, l’uomo della svolta carioca, conclude il suo mandato nel peggiore dei modi, anche se come presidente non verrà certo ricordato, nemmeno dal popolo brasiliano.
L’ALTRA NOTIZIA negativa è l’ennesima vittima della guerra permanente in Afghanistan. Matteo Miotto sarebbe ritornato in Italia, a conclusione della sua missione, entro pochi giorni. Una tragica fatalità, specialmente se si pensa che il proiettile che lo ha ucciso è entrato in uno spazio di pochi millimetri non coperto dal giubbotto antiproiettile. Matteo Miotto faceva parte del settimo reggimento degli Alpini di Belluno. E’ stato ucciso mentre si trovava all'interno della base di Buji, dove prestava servizio. Come sempre accade in questi casi, tutto il mondo politico ha espresso cordoglio alla famiglia ma ha ribadito l’impegno militare italiano in Afghanistan. Nella speranza che non ci sia altro sangue italiano a macchiare quelle terre.
ORA SPERIAMO in un 2011 che porti buone notizie. Anzitutto sul fronte della crisi economica, se non altro per riuscire a capire quando (e soprattutto come) ne usciremo. Sul fronte politico, per stabilire un clima più sereno fra maggioranza e opposizione. E, per quanto ci riguarda, a livello locale, nell’avvio di una serie di opere che cambieranno la nostra Voghera. Quello che senz’altro ci aspetta è un 2011 di grande lavoro, ma siamo tutti pronti a rimboccarci le maniche.
Andrea PESTONI (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)