VOGHERA - Riceviamo e pubblichiamo volentieri un intervento che ci è stato inviato da un nostro lettore relativo al grave fatto di cronaca che ha scosso Voghera in questi giorni, ovvero l'omicidio di un giovane marocchino da parte dell'assessore alla sicurezza del Comune di Voghera. Ecco il testo della lettera.
La calda settimana Vogherese
Poteva capitare ovunque ma è accaduto qui, e noi Vogheresi abbiamo vissuto una settimana da incubo che ha fatto vacillare anche il proverbiale rapporto amore-odio che contraddistingue da sempre la relazione sentimentale tra il cittadino oltrepadano e la sua cittá, caratterizzato da un grande senso d'appartenenza ma anche dallo scetticismo e dall'apatia tipici della localitá di provincia eterna incompiuta, troppo grande per essere considerata un paese, troppo piccola per indossare il completo elegante del grande centro.
Ciò che è accaduto nella torrida e ormai tristemente nota serata del 20 Luglio è di una gravità senza precedenti, una di quelle notizie che ti indignano e colpiscono quando le senti al telegiornale anche se si sono verificate a 500km da casa tua.
Questa volta non è andata esattamente così, l'incresciosa vicenda di cronaca si è consumata su un suolo che conosciamo tutti e che più volte abbiamo calcato nella nostra quotidianità cittadina, non più tardi di qualche settimana fa teatro di festeggiamenti incontenibili per la vittoria della nostra nazionale ai campionati europei.
Ammettiamolo, salire alla ribalta per un orribile fatto di cronaca dopo decenni di anonimato (scandalucci politici e microcriminalitá a parte) è destabilizzante e ti fa provare anche quel "leggero" senso di vergogna, perché sai che l'etichetta che verrá posta in fianco al nome della cittá in cui vivi da sempre non sarà propriamente lusinghiera.
Voghera è una città "giù di testa" come si é soliti dire nel gergo giovanile da queste parti per indicare i postumi di uno shock, e che molto probabilmente non ha ancora realizzato del tutto ciò che è accaduto; non che prima fosse particolarmente in salute sia chiaro, anzi tutt'altro, ma questa volta è inutile nascondersi dietro ad un dito, l'evento è stato molto doloroso.
Un cazzotto di Mike Tyson in confronto sarebbe stata una carezza della casalinga di Voghera, quest'ultima riportata in auge a livello nazionale da quel popolo social che non si è tirato indietro dall'ironizzare sugli status simbol della nostra cittadina.
La comunitá si è divisa in fazioni e ha fatto emergere il peggio di sè, quei particolari di fronte ai quali prima magari soprassedevi o non davi troppa importanza oggi evidenziano un disagio che ha evidentemente radici lontane e che mai come ora appare accentuato e in grado di generare turbamento.
Con queste premesse sembrerebbe alquanto difficile una rinascita della cittá, rilancio del quale si parla da tempo immemore ma che faticava ad arrivare già ben prima del fattaccio di Piazza Meardi.
E quindi cosa servirebbe? Una bacchetta magica?
No, una semplice ricetta, costituita da due ingredienti fondamentali: unitá d'intenti e doveroso silenzio.
Per voltare pagina Il più presto possibile, e fuggire da una deriva sempre più vicina e che sembra attenderci a braccia aperte, restituendo cosí dignitá e orgoglio ad una realtá dipinta negli ultimi giorni dai media nazionali come in veritá non credo che sia.
(Barbara D'urso meritatamente in ferie ce l'hanno risparmiata).
Il cantautore italiano Daniele Silvestri nella celeberrima hit sanremese "Saliró" recitava:
"Più giù di così
Non si poteva andare
Più in basso di così
C'è solo da scavare"
Evitiamo di farlo, per il bene di tutti noi e della nostra bella Voghera.
Gabriele FILIPPINI