RETORBIDO - Già 1.400 firme raccolte e il tam tam sui Social Network e sugli organi di stampa. La battaglia del "Comitato del No", che si oppone alla realizzazione di un inceneritore all'ex fabbrica Valdata, è solo all'inizio.
Oggi, nelle piazze di tre paesi (Retorbido, Codevilla e Torrazza Coste) i volontari del Comitato hanno allestito dei banchetti per raccogliere altre firme. Si stanno muovendo anche i Comuni più grandi come Voghera (nel consiglio del 22 dicembre prossimo ci sarà una mozione presentata da Forza Italia, un'interrogazione del Pd e un'iniziativa del Movimento 5 Stelle). Analoghi documenti, da approvare in Consiglio, sono anche al vaglio dei Comuni limitrofi a Retorbido. Insomma, è una battaglia in pieno svolgimento, ma ancora lunga da combattere.
I componenti del "Comitato del No" hanno più volte spiegato di non aver dato vita ad una battaglia a sfondo pregiudiziale. "Vogliamo capire molte cose che ora non sono chiare", hanno ripetuto più volte. La realtà, però, è un'altra. Perchè Retorbido? E perchè ancora una volta l'Oltrepo Pavese? Un territorio a forte vocazione turistica, sorretto da un'economia prettamente vitivinicola e che, soprattutto, in tema di discariche e inceneritori ha già dato, come si suol dire.
La battaglia del "Comitato per il No" è una battaglia giusta e sacrosanta. Non deve basata sui pregiudizi, ci mancherebbe. Ma deve anche essere di ferma opposizione a qualsiasi progetto che, difficilmente, porterà un valore aggiunto al nostro Oltrepo Pavese. E oggi non di uno, ma di tanti valori aggiunti, ne avremmo proprio bisogno.
Andrea PESTONI (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)