VARZI - Tre anni di passione, emozioni, traguardi raggiunti e sfumati, con la consapevolezza “di aver dato tutto quello che potevo dare”. Lorenzo Fossati chiude la sua esperienza triennale da presidente del Varzi e ufficializza il passaggio di consegne alla nuova proprietà, in cui figura anche Fabrizio Catenacci, manager vogherese già protagonista nell’ambiente del calcio come dirigente di Voghera, Casale e Novese.
Prima però di pensare al nuovo Varzi, è doveroso riavvolgere il nastro e rivivere con questi tre anni “vissuti a 200 all’ora”, come da definizione di Lorenzo Fossati.
Che effetto fa non essere più presidente Lorenzo?
“Non nego che è stata una decisione molto sofferta, ma ritengo che si sia concluso un percorso. In questi tre anni, ho messo tanto entusiasmo e impegno in questa mia avventura e ho sempre cercato di inventarmi qualcosa di nuovo. In queste persone che mi succedono , ho riscontrato lo stesso entusiasmo che avevo io all’inizio, sono carichi al punto giusto e hanno tutte le capacità per fare bene con il Varzi”.
Quali sono le fotografie che ti restano nel cuore di questi tre anni?
“Se chiudo gli occhi, rivedo tanti momenti felici. Dalla cavalcata in Coppa del primo anno, sino alla finale di Settala, senza dimenticare il campionato vinto in Prima, con la festa a Bastida. Anche la semifinale di Coppa Italia di quest’anno mi ha emozionato, cosi come la festa con tutte le squadre del settore giovanile e le vecchie glorie del Varzi. C’è tutto un collage di momenti che non dimenticherò mai”.
In questi tre anni hai creato un rapporto molto solido con mister Landini e il ds Mancinelli. I successi del Varzi nascono anche da questo forte legame?
“Sono due persone speciali per me. Riguardo a mister Landini, voglio raccontare un aneddoto di quando ci siamo incontrati per la prima volta. L’ho chiamato e abbiamo mangiato insieme, ma non abbiamo fatto riferimento al suo ingaggio come allenatore. Da quel giorno, è nata un’ottima intesa e ha iniziato a lavorare per il Varzi. Con il tempo, il nostro rapporto è evoluto sino a diventare una grande amicizia. Ogni giorno, parlavamo per due ore e capitava anche di non essere d’accordo su alcuni punti, ma lui per me resta il “guru”, mentre sono quello che capisce poco di calcio. Ecco, posso dire che molte cose sul pallone le ho imparate da mister Landini. Mizar invece lo conosco da una vita, e in questi tre anni è stato il braccio e la mente. Ha fatto da collante con la prima squadra e con il settore giovanile, lo ringrazierò sempre”.
C’è un rimpianto in questi tre anni di presidenza?
“A livello calcistico, sarebbe troppo scontato fare riferimento alla finale di Settala o all’ultima semifinale di Iseo. Piuttosto, mi rimane il rammarico di non essere riuscito a rendere più efficiente il nostro centro sportivo, in modo da trasformarlo in un giardino per tutti i varzesi. Diciamo che quella è una cartuccia che non ho sparato”.
Tra i giocatori transitati a Varzi in questi anni , c’è qualcuno che umanamente ti ha dato di più?
“Sarò sempre legato ad Amaro, che è stato il mio primo acquisto. Prima che diventassi presidente, gli avevo promesso che l’avrei portato a Varzi e cosi è stato. Poi abbiamo fatto anche tanti tornei insieme, è nato un bel rapporto con Pietro. Un’altra persona a cui mi sono affezionato molto è Baldini, che in questi due anni, è stato un esempio per tutti nello spogliatoio. Il valore del Baldini uomo è anche superiore a quello del Baldini calciatore. Poi voglio anche citare i due capitani, Bariani ed Eros Rebolini. Loro hanno rappresentato alla perfezione l’anima varzese, che si esprime nel dare sempre tutto sul campo e nel sapersi divertire nei momenti di svago, quando si canta e si fa festa. Loro due hanno incarnato alla perfezione i valori del Varzi”.
Cosa ti ha reso orgoglioso di questi tre anni alla guida del Varzi?
“Credo di aver dato un piccolo spunto a tutti sul modo di vivere il calcio qui da noi. Fino a qualche anno fa, i giocatori in provincia di Pavia facevano la loro partita e finiva tutto. Sono contento di essere riuscito a cambiare l’approccio verso il calcio qui da noi, con le telecamere a filmare le partite, le famiglie allo stadio, i bambini che accompagnano i giocatori e i fuochi d’artificio. Sono stato anche il primo a introdurre i gadget a questi livelli, senza dimenticare le coreografie spettacolari. Da questo punto di vista, sono contento di non essere stato un presidente “normale”, ma di aver dato al calcio pavese un’immagine e un appeal diverso. Questa per me è la vittoria più bella”.
Ti rivedremo nel mondo del calcio?
“Adesso voglio prendermi un po’ di respiro dopo tre anni molto intensi. Sicuramente sarò sempre un tifoso del Varzi, questa squadra farà sempre parte della mia vita”.
Alessandro QUAGLINI